Tantra & Amore

Autosabotaggio relazionale

Cos’è l’autosabotaggio relazionale?

Per capirlo partiamo da qualche esempio pratico.

Vi è mai capitato di provare una istantanea, inspiegabile e netta avversione per qualcuno, senza alcun merito o demerito specifico da parte del soggetto in questione? E di attribuire questo impulso all’intuizione, al sesto senso? Una “reazione a pelle”?

Vi è mai successo di rendervi conto di aver reagito d’impulso e in modo nettamente sproporzionato, ad un atto o una frase che non erano poi meritorie di tanta considerazione e coinvolgimento emotivo? E di aver catalogato la vostra reazione come dettata dalla sana diffidenza? Oppure di non aver trovato una spiegazione valida a quel vostro comportamento reattivo?

Se, ripensando alle vostre interazioni con gli estranei, vi rendete conto che vi è accaduto e si verifica spesso, soprattutto se si tratta di qualcosa che “scatta” in modo automatico, avete davanti un esempio molto concreto di quello che noi chiamiamo “difesa caratteriale”.

Da dove vengono le reazioni “a pelle”?

Negli strati non coscienti della nostra mente c’è depositato tutto il nostro vissuto, soprattutto le associazioni fra situazioni ed emozioni conseguenti. Spesso il “sesto senso” o l’intuizione che ci inducono alle antipatie istantanee celano similitudini, anche non decifrabili come la blanda somiglianza fisica, o di atteggiamento, con persone associate ad esperienze passate negative. Il sistema difensivo non cosciente entra in funzione con un respingimento preventivo per evitare l’eventualità che la sofferenza si ripeta.

Anche dietro all’eccesso di reazione (soprattutto di rabbia e aggressività verbale) si cela un’attività automatica non cosciente che ha individuato “pericolose” somiglianze con persone, dialoghi, situazioni che hanno avuto conseguenze dolorose. La reazione è sproporzionata rispetto al presente, ma perfettamente in linea se riportata al pregresso. Insomma: non è una reazione al qui ed ora.

autosabotaggio

Ma è “giusto” o “sbagliato” reagire in questo modo?

In realtà la domanda non ha molto senso, perché non consente una risposta definitiva. Non c’è “giusto” e “sbagliato”. Ha molto senso, invece, domandarci se simili reazioni siano, di volta in volta, “utili”, “non utili”, “neutre” o “dannose” rispetto alla situazione o relazione specifica.

Ecco un esempio concreto
Mentre stiamo andando ad un importante incontro, dobbiamo fare rifornimento. Ci fermiamo al distributore e il benzinaio ci suscita questa antipatia istantanea. In automatico ci viene la voglia di ripartire immediatamente per evitare di incontrarlo.
Questa “reazione a pelle” (che noi chiamiamo da difesa caratteriale):
– risulterà “neutra” nella misura in cui abbiamo carburante più che sufficiente per raggiungere un altro benzinaio, sulla strada che dovremmo comunque percorrere per arrivare a destinazione;
– risulterà “non utile” se per assecondare questo impulso faremo una deviazione che allunga tempi di percorrenza e consumi;
– risulterà “dannosa” se invece il carburante nel serbatoio non consente con sicurezza di scegliere un altro benzinaio, col rischio di restare fermi in strada e non poter arrivare a quell’importante incontro che è l’obbiettivo del nostro viaggio.

In questo ultimo caso, rispetto all’obbiettivo, la “reazione a pelle” è autosabotaggio. Ci stiamo dando la zappa sui piedi.

Un atteggiamento “utile” al conseguimento del nostro obiettivo non è censurare a priori la reazione a pelle evocata dall’istinto difensivo, ma rendersi conto che è scattata e valutare se assecondare l’istinto ci convenga o meno; valutare il rapporto tra il “costo” ed il “beneficio”: avvalersi della facoltà di scelta consapevole.

Se ci siamo furiosamente arrabbiati per qualcosa di oggettivamente poco grave, detto o fatto da un nostro cliente, la reazione automatica di coprirlo di insulti e gridargli contro sarà quasi certamente “dannosa” per il nostro futuro professionale e per il nostro portafoglio.
Non stiamo dicendo che non dovete farlo, ma suggeriamo di sospendere l’automatismo, respirare e valutare se davvero la reazione è “meritata” e se le sue possibili conseguenze sono sostenibili rispetto alla situazione e all’obbiettivo. Vi conviene o no? Qualsiasi sia la decisione, il fatto di averla presa in modo cosciente, sarà un progresso sul piano della crescita personale (e relazionale).

Darsi la zappa sui piedi anche in amore: l’autosabotaggio relazionale

Funziona allo stesso modo anche in amore, dove l’autosabotaggio relazionale è molto diffuso. Si reagisce con parole e azioni non proporzionate a quanto effettivamente sta accadendo col partner ma a qualcosa che proviene dalla nostra infanzia. In questo modo non ci si concede nemmeno la possibilità di scoprire se la relazione d’amore possa o meno sviluppare in un rapporto soddisfacente e duraturo. E finché il meccanismo è automatico, neanche ce ne rendiamo conto.

autosabotaggio relazionale

Per rendercene conto e riconquistare il potere decisionale abbiamo bisogno di diventare anzitutto consapevoli dell’esistenza del meccanismo automatico, solo a quel punto saremo in grado di valutare il vero “peso” del torto a cui stiamo reagendo e le conseguenze della nostra reazione rispetto alla situazione, all’obbiettivo e alla relazione. Fatta questa valutazione ecco che saremo in grado di scegliere se procedere o no. Se assecondare l’istinto oppure tacitarlo. In ogni caso saremo usciti dal meccanismo automatico.

Non significa necessariamente essere costretti a subire passivamente ogni sorta di angheria, è semmai la piena espressione del proprio potere e della propria libertà, che è anzitutto quella di non lasciarsi procurare danni del tutto prevedibili dalle proprie reazioni caratteriali. Il potere di non essere auto-sabotanti, di non darsi la zappa sui piedi. E, se vogliamo, di essere abbastanza adulti da assumerci la responsabilità delle nostre scelte e delle loro conseguenze.


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«Il Tantra insegna riverenza per il corpo, amore, rispetto, gratitudine.
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Osho


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