Tantra & Amore

“Non ce la faccio più”: le lamentele continue

Un uomo che seguiamo da poco tempo, ha iniziato la sua prima seduta affermando di “non farcela più”, di sentirsi distrutto, stanco e sopraffatto dalle continue lamentele della moglie.
«Appena c’è un problema, piccolo o grande che sia, urla e diventa insopportabile. Il colpevole in qualche modo sono sempre io, per ogni situazione, anche se non dipende da me e non ho il potere di fare niente.»

Pur nelle poche sessioni svolte fino ad oggi è emerso abbastanza chiaramente che la moglie ha uno schema comportamentale abituale da “vittima” che cerca il “salvatore” nel marito.

In questi casi il soggetto si lamenta e accumula rabbia, dipinge sempre quadri a tinte molto fosche, esagerando qualsiasi crisi e proiettando sempre le “colpe” all’esterno: partner, famiglia, governo, società, cambiamento climatico, universo. Tutti cospirano contro di lui/lei. La vittima ha bisogno che un “salvatore” risolva i suoi problemi, per questo motivo, più riceve ascolto e più si attacca e aumenta la dose di lamentazioni.

Non di rado il partner che si ritrova in relazione sentimentale con una persona che ha il comportamento abituale di “vittima” resta imprigionato nella relazione stessa perché si sente in colpa al solo pensiero di abbandonare il partner in un momento così difficile. Solo che il “momento difficile” per queste persone è sempre, a prescindere dalle effettive sfide della vita. Il primo passo che abbiamo compiuto insieme a questo cliente è stato proprio di portare conoscenza e consapevolezza sullo schema comportamentale tipico e dell’invitarlo anzitutto ad una profonda riflessione introspettiva per rispondere alla domanda: “ami tua moglie?”. Perché stare insieme per non sentirsi in colpa se ci si separa non è amore, è essere manipolati in maniera consapevole o non consapevole (la differenza all’atto pratico è nulla per chi viene manipolato). Essere il “salvatore” in senso figurato o effettivamente, non è il ruolo del partner. Essere prigionieri di lamentele e sfuriate interminabili non è amore. Il vero amore rende liberi ed è possibile solo se ciascuno dei partner si assume la responsabilità della propria autonomia e anziché lamentarsi si domanda anzitutto: “cosa posso fare per risolvere questo problema”? e subito dopo: “Cosa possiamo fare per migliorare la nostra situazione?”.
E dunque in attesa che questo cliente possa guardarsi dentro, ascoltare il cuore e scoprire se c’è ancora sentimento ad unirlo con la moglie, questa storia non è ancora finita.

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